Aiutare, ma farlo con la consapevolezza di esser ospiti. Con sensibilità e intelligenza, senza pensare di poter sistemare il mondo in pochi immediati passi, ma sapendo di esser parte di un processo lungo e laborioso. Un concetto semplice, umile, su cui Giorgia Sottana insiste più volte: lo fa anche oggi, da Schio, al ritorno da un nuovo intenso viaggio a cavallo tra luglio e agosto nel cuore del Madagascar, per i progetti svolti in collaborazione con la onlus Aid4Mada nel paese africano.

Prima delle idee, il contesto. Per Giorgia Sottana si è trattato del secondo viaggio con scopi umanitari in Madagascar, un’esperienza inevitabilmente diversa dalla prima. Che ha le sue radici in un’idea nata ufficialmente un anno fa: “L’anno scorso abbiamo lanciato il progetto Play4Mada, che sta tutt’ora andando avanti e stiamo continuando a implementare, lo sto seguendo in prima persona. Inizialmente è legato al basket, magari in futuro ci piacerebbe aprire ad altri sport”. Play4Mada rientra tra le iniziative che Aid4Mada porta avanti nel paese malgascio, e di cui Sottana ci parla più approfondita: “Aid4Mada lavora su più campi, come progetti scolastici, assistenza sanitaria e alimentare, acqua e la costruzione di pozzi. Qui stiamo parlando delle basi di ciò che manca nella vita: nel momento in cui non hai cibo, non hai acqua, non hai istruzione, è difficile fare qualsiasi cosa”.

Tra i due viaggi, è sicuramente cambiato qualcosa. Attività e propositi sono aumentati, andando a braccetto con una prospettiva della cultura malgascia che si arricchisce sempre di più, e che merita di esser raccontata: “Quando sono andata giù per la prima volta l’impatto è stato importante perché ti ritrovi davanti a una realtà che, se non vedi e percepisci in prima persona, è difficile da raccontare. Non siamo abituati a vedere quel tipo di cose. Quest’anno, continuando a lavorare con Aid4Mada e portando avanti i nostri progetti, è nata anche l’idea di realizzare un documentario: sono appassionata di videomaking e realizzarne uno è tra i sogni della mia vita”.

Il progetto documentario, in fase di lavorazione, nasce da qui: “L’idea è di raccontare il Madagascar, per fare avvicinare la gente a una realtà che necessita di aiuto, dando la possibilità di comprenderla. Andrea Pegoraro, il nostro videomaker a Schio, è partito con me. Insieme abbiamo passato una giornata con una famiglia malgascia, siamo entrati nella loro casa, nella loro vita per un giorno: volevamo raccontare cosa abbiamo visto”. Non solo: “Siamo stati lì molti giorni, il documentario sarà incentrato su quella giornata ma farà vedere anche tante altre cose. Abbiamo portato a casa oltre 600 gigabyte di filmati: è un lavoro a cui io, Andrea e Aid4Mada, che ci ha appoggiato in questa cosa, teniamo tantissimo. Speriamo di riuscire ad avvicinare la gente a questo popolo”.

Comprendere, avvicinarsi, capire. Sono tre verbi che Giorgia usa molto, quando parla dei suoi viaggi. E qui torniamo a un punto centrale, a quella consapevolezza di cui abbiamo parlato all’inizio, che è la sintesi di ciò che Giorgia ha appreso in due viaggi molto differenti tra loro: “C’è una cosa fondamentale che ho imparato in questi due anni: quando un bianco va lì, pensa di poter salvare tutti in un secondo e mezzo, mi è pure capitato di ascoltare critiche di gente che diceva che potevo fare alcune cose piuttosto che altre.  - racconta Giorgia - Ma il punto è che quando entri a contatto con un popolo che non è il tuo, nella sua terra, devi capire in primis che tu sei uno straniero, non loro: devi entrare in un punta di piedi e cercare di comprendere la comunità che ti trovi davanti. Credo sia anche una delle cose più belle da fare in questi viaggi”.

Perché non basta soltanto aiutare, ma comprendere come farlo, nelle corrette condizioni. Un vecchio proverbio, spesso abusato, dice “Dai un pesce a un uomo e lo nutrirai un giorno, insegnagli a pescare e lo nutrirai per tutta la vita”. Nel 2024 non è così semplice visto che il mondo è sempre più complesso specie da un punto di vista sociale, ma parte dei discorsi di Sottana rimandano chi ascolta a questo adagio: “Non si deve andare lì - specifica Giorgia -  pensando di poter salvare tutti e poter rendergli la vita facile, perché è ciò che conta fare. L’unica cosa che possiamo fare davvero è dargli mezzi e autonomia in modo tale che queste persone riescano a esser autonome, nello stare bene. E’ un processo lungo, non facile, che parte dalle piccole cose. L’aspetto fondamentale è che non siamo i salvatori della patria, ma degli ospiti che hanno avuto la fortuna di nascere in una parte di mondo un po’ più fortunata della loro. Se possiamo dargli una mano, credo sia in un certo senso anche un nostro dovere”. Ma tale aiuto deve capire, appunto, il contesto naturale e sociale: “Non è solo il fatto che siano nati in un posto che crea tante difficoltà, ma spesso a bloccarli sono le politiche del loro paese. Aiutare non è solo andare lì e costruire case e infrastrutture, perché non basta: ci sono le calamità avverse, la corruzione politica, tanti altri fattori interni che possono intervenire. Bisogna conoscere cosa si può e cosa non si può fare su quel territorio”.

E questo genere di direzione, di mentalità, si vede anche nel progetto più vicino al basket, Play4Mada: “L’iniziativa è strutturata così: l’anno scorso abbiamo formato gli allenatori/istruttori (comunque gente con esperienza nel mondo del basket) e li abbiamo lasciati svolgere il loro lavoro, monitorandoli nel corso dell’anno. Ogni settimana ci mandano dei report dell’attività, c’è un lavoro molto importante dietro questi resconti. Nel viaggio di quest’anno ho potuto fare un bilancio, vedendo di persona i progressi ottenuti e tracciando la programmazione per quest’anno successivo. Ma l’idea è di lasciare spazio, dare un 30% di linee guida da seguire e un 70% di autonomia. Il resto - aggiunge - lo fa anche la passione per lo sport di ragazzi e ragazze, la loro straordinaria capacità di stare in gruppo e l’entusiasmo che li porta ad allenarsi anche un sabato d’estate alle 6 del mattino”.

A proposito di autonomia, tale tipo di riflessione entra anche in un tema delicato come le adozioni a distanza. Tra i vari contenuti proposti sui social, quest’estate Giorgia ha riflettuto sul tale tipo di progetti, definendoli più come “sostegno a distanza”. È una questione fondamentale e, attenzione, che non sminuisce tale intervento, perché proprio questo tipo di sostegno permette di assicurare ai bambini la fondamentale istruzione e tutto l’aiuto alimentare necessario. Sottana ci spiega meglio tutto: “È tra i progetti più importanti di Aid4Mada: con 180 euro, si può adottare un bambino a distanza per un anno e assicurargli istruzione e sostegno alimentare. - segnala la giocatrice scledense - Penso che sia importante però sottolineare che facendo l’adozione a distanza non si fa diventare proprio un bambino: è un meccanismo di sostegno. Spesso capita che chi adotta si senta quasi in dovere o in diritto di occuparsi della crescita del bambino: in realtà lui o lei la famiglia ce l’ha, di fondo lo stai sostenendo nel permettergli di vivere una vita semi-dignitosa”. Cosa significa nel concreto? “La famiglia mantiene sempre una certa autonomia sulla sua crescita, ma segue delle regole-guida necessarie: ad esempio, donando permetti al bambino di andare a scuola, ma la donazione si sviluppa seguendo delle regole precise di Aid4Mada per mandarlo effettivamente a scuola: dopo un tot di assenze, il bambino viene sottratto dall’adozione a distanza, affidando un altro bambino alla famiglia che l’aveva adottato. Questo è un meccanismo che serve a evitare che la donazione vada perduta, perché per creare un circolo vizioso di bene è necessario che il bambino sia presente con continuità a scuola, s’istruisca e venga supportato in un ambiente sicuro. Questo sistema di regole è importantissimo”.

Chiudiamo la nostra conversazione con Giorgia parlando del forte impatto personale di queste esperienze: “Questo tipo di viaggi è impossibile non ti segnino, anche semplicemente vedere condizioni come mancanza di acqua corrente e servizi sanitari è qualcosa d’inconcepibile. La mia mission è far vedere che noi viviamo in un contesto di fortuna, chi più chi meno, ma che si può sempre far qualcosa, aiutare, dare una mano a chi purtroppo vive il peggio. Se posso lo faccio senza battere ciglio, e questo è il segno più importante che queste esperienze mi hanno lasciato”.

Al secondo viaggio umanitario in Madagascar, infine, Sottana si è presentata con una visione differente del mondo. Non solo per quanto già visto nella prima esperienza, ma perché nel frattempo, per lei e la sua compagna per la vita Kim Mestdagh è arrivata la piccola Ellis. Quando cresci una bambina, è inevitabile percepire con le lenti da mamma tante cose, e in questo caso anche un ampio corollario d’ingiustizie e disparità: “Nello specifico, quando ti ritrovi davanti certe situazioni, le senti e percepisci in modo molto più profondo: quando vedi bambini sotto i cinque anni lavorare nei campi alla randa del sole, senza acqua, sporchi e in terribili condizioni d’igiene, l’impatto è davvero traumatico. Quando torno da questi viaggi - riflette Giorgia - spesso parlo con Kim e le dico che il mio sogno per Ellis, da quando sono diventata un genitore, è un po’ cambiato: vorrei avere abbastanza disponibilità da farla viaggiare con me e lei, per farle conoscere realtà diverse da quelle in cui vive, in modo che possa crescere con un occhio molto più sensibile. Da genitore penso sia una cosa che devo fare, per la vita che ho avuto io, per le esperienze che ho vissuto, gli scambi culturali che ho fatto. E come me Kim, perché abbiamo avuto una vita abbastanza simile: per questo motivo ci ritroviamo su questo aspetto. Speriamo di poter crescere nostra figlia con un occhio di riguardo sul mondo: vogliamo che viaggi per conoscere, ma che lo faccia col rispetto, e che capisca che anche se lei è più fortunata di questi bambini, quando si ritrova lì è sempre un’ospite. Non è di certo a capo del mondo soltanto perché vive in condizioni più favorevoli”.

 

Per sapere di più sui progetti di Aid4Mada il sito della onlus è www.aid4mada.org.
Per adottare un bambino a distanza è possibile consultare questo link.
Inoltre è possibile partecipare al funding, per il documentario in via di realizzazione e per sostenere tutti i progetti Aid4Mada, a questo link.

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